Nelle ultime due settimane, a Pordenone, 80 tra artisti arrivati da tutto il mondo e studenti selezionati nelle scuole d’arte locali e nelle accademie nazionali hanno dato vita alla quinta edizione di Humus Park. Il festival internazionale di Land art - letteralmente “l'arte della terra” - coinvolge tre parchi della provincia. Una volta concluse, le opere daranno vita a una mostra a cielo aperto che rimarrà visibile per tutta l’estate nei siti interessati, caratterizzati da una ricca vegetazione, dalla presenza di corsi d'acqua e ciascuno testimone di un pezzo di storia del territorio: dagli insediamenti palafitticoli del Palù, alle testimonianze di epoca romana e medievale dei parchi più antropizzati, rimaneggiati nei secoli da insediamenti industriali e rurali.
In questi estesi spazi verdi, gli artisti hanno lavorato a coppie lavorando esclusivamente materiali naturali reperiti sul posto, con la consapevolezza che le loro opere non saranno durevoli ma soggette poi agli agenti atmosferici e all'ambiente naturale, che proseguiranno il lavoro.
Tra i siti interessati da queste incursioni artistiche c'è l’area umida di Palù di Livenza, una zona di pregio dal punto di vista naturalistico che si estende in un ampio bacino naturale, tra i Comuni di Caneva e Polcenigo, fortemente caratterizzato dall’abbondante disponibilità d’acqua grazie alle due sorgenti del fiume Livenza. Oltre alle particolarità geomorfologiche e alla ricchezza della sua flora e fauna, Palù è incluso nella serie dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino e quindi tutelato come Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Alcuni scavi hanno messo in luce i resti di un villaggio palafitticolo neolitico, collocabile tra circa il 4.500 e il 3.600 a.C., e degli strumenti in selce risalenti a oltre 10mila anni fa.
I manufatti recuperati sono esposti nel Museo Archeologico sito nel castello medievale di Torre, a Pordenone, insieme ad altri reperti databili dalla preistoria al Rinascimento, passando per l’epoca romana, che ha lasciato le sue tracce nell’antica villa che sorge sulle sponde del Noncello. Il nome alla città di Pordenone si rifa proprio a quello di questo fiume (da “portus naonis”), importante collegamento fluviale con la Serenissima di Venezia, che nell’Ottocento favorì lo sviluppo economico. Poco distanti dal Castello si trovano esempi interessanti di archeologia industriale come l’ex cotonificio e le vecchie Tintorie degli anni Venti, che ospitano oggi l’Immaginario Scientifico, museo della scienza dedicato ai bambini e ragazzi, sito accanto alla centrale idroelettrica tutt’ora in funzione.
Nel parco si osserva anche il fenomeno delle risorgive, le limpide acque che riaffiorano spontaneamente in superficie e costituiscono un habitat ideale per piante e animali. E per gli artisti di Humus Park, che oggi stanno ultimando le proprie creazioni qui e nel Parco del Seminario, un’isola verde racchiusa tra due rami del fiume Noncello, luogo ideale per la sosta degli uccelli in epoca di migrazioni. Il parco deve il suo nome al Seminario Diocesano che nel 1920 acquisì la “Fattoria delle Revedole”. La proprietà, oltre a una villa padronale e alcuni caseggiati, includeva anche un ampio spazio verde ricco di alberi e campi coltivati, dove sono ancora visibili anche le tracce della produzione di foraggio con il sistema delle macine. Nel 2004, il comodato d’uso del parco è stato concesso al Comune di Pordenone che ha realizzato diversi interventi di ripristino con finalità ricreativa.
LA MOSTRA
La fase operativa e creativa degli artisti coinvolti al festival di Humus Park si è conclusa lo scorso weekend per il sito di Palù e ieri nel Parco del Seminario e del Castello di Torre. Qui, presso la sala Bastia (che ospita la sede della biblioteca di quartiere e un ristorante), alle ore 17 di oggi inaugura ufficialmente la mostra, a cura di Angelo Bertani e Guido Cecere, con la presentazione delle opere. È prevista anche una passeggiata insieme a curatori e artisti per visitare le creazioni direttamente nei parchi, presso le varie collocazioni. La galleria a cielo aperto di Palù è già visitabile dalla scorsa settimana. Il parco è aperto al pubblico e percorribile a piedi, seguendo i percorsi segnalati (www.paludilivenza.it).